Succhi di frutta

“Ogni mattina prendo il succo di arancia rossa, mi piace molto, al pomeriggio, invece, abbiamo trovato un succo tropicale 100% che è davvero delizioso”

“Signora, mi sento male per quello che sto per dirle, ma… E’ meglio l’aranciata o la limonata al mattino, se non altro, sono più divertenti da bere.”


Spacciati come alternativa pratica, sana, comoda, che “non sporca le mani” della frutta fresca, i succhi sembrano il prodotto ideale per raggiungere la quota giornaliera di alimenti vegetali. La realtà è, però, è un attimo diversa:


Materia prima discutibile

Le industrie usano i frutti che, se te li trovassi in casa, butteresti via con un brivido di disgusto. Poco importa se non sono del tutto sani: tanto ci pensa la pastorizzazione a igienizzarli. Dubbi? Se venissero usati frutti di alta qualità il costo del prodotto dovrebbe essere maggiore rispetto al costo della frutta sfusa perché, oltre al costo della frutta, bisogna considerare anche il costo della lavorazione, del packaging e della pubblicità. E invece…


A proposito di pastorizzazione

Ottimo modo per sanificare e aumentare i tempi di conservazione, ma la pastorizzazione è anche un ottimo modo per distruggere le vitamine termolabili, come i folati e la vitamina C, perdendo, così, uno dei motivi principali per cui si mangia la frutta. E’ proprio per questo che le confezioni vantano la ricchezza in vitamine AGGIUNTE. Cercano di farti credere che lo fanno apposta per te, per darti un prodotto ancora più di qualità ma, in realtà, lo fanno perché se non le aggiungessero il succo di frutta sarebbe praticamente avitaminico.


Possiamo chiamarli davvero succhi di frutta?

Le industrie prendono i frutti, estraggono il succo, lo filtrano per rimuovere le fibre e il liquido ottenuto viene disidratato fino ad arrivare ad una sorta di melassa. Questo procedimento serve per avere un succo molto concentrato, facile da trasportare e, grazie alla pastorizzazione, anche facile da conservare. Una volta arrivati alla sede finale basta aggiungere l’acqua rimossa all’inizio per ricostruire il succo “di frutta”. 


100% frutta… siamo sicuri?

La reidratazione permette alle industrie di usare la dicitura 100% che induce a credere che il prodotto sia solo succo fresco spremuto (rafforzato anche dall’immagine sulla confezione), ma, appunto, non è così. 100% vuol dire tot % di succo concentrato più tot % di acqua fino a ricostruire il rapporto “naturale” presente nel frutto originario.


Mhh, che buono!

L’industria alimentare DEVE essere in grado di fornire prodotti che hanno sempre lo stesso sapore. E’ fondamentale perché amiamo la ripetizione e la prevedibilità: al supermercato, di fronte allo stesso succo acquistato la settimana precedente NON DEVE venirci in mente la domanda “Avrà lo stesso sapore?”. Se ci venisse il dubbio, non avremo alcun motivo nel preferire quel prodotto rispetto ad un altro: Il conosciuto vince sullo sconosciuto.

Problema: anche se dello stesso tipo, una mela ha sempre un gusto diverso da un altra. 

Soluzione: standardizzare il sapore con aromi (utili anche per coprire la qualità bassa).


Stesso prodotto nome diverso

Le bevande gassate al gusto frutta come l’aranciata sono note come bevande da “festa” il cui consumo frequente e abituale non è consigliato a nessuno. Al contrario, i succhi di frutta, vengono proposti e venduti come alimenti sani quando, l’unica cosa che li differenzia dalle bevande da festa, è l’assenza di bollicine.


Quindi, cosa dire in chiusura? Al mattino, se vuoi, bevi gli estratti freschi di verdura e frutta oppure mangia un frutto fresco, magari tagliato a pezzi e aggiunto allo yogurt o cotto in padella con le uova per fare delle sorta di uova strapazzate “dolci”. In ogni caso, evita i succhi di frutta industriale anche se al 100%. Piuttosto, ogni tanto, anche per fare una piccola “pazzia”, apriti e goditi una bella lattina di aranciata o limonata.